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Ma
l’insegnante non è un animatore del tempo libero
Lettera
aperta al Ministro Giannini
Signora
Ministro Giannini,
nel
leggere le proposte da Lei formulate in merito all’apertura delle scuole
anche d’estate confesso di fare fatica a mettere ordine nelle coordinate
in mio possesso.
Poiché non è possibile mettere ordine nelle questioni se non si dà ad
ognuna la propria collocazione, proverò ad inserirmi nei Suoi
ragionamenti interagendo con essi attraverso una argomentazione per
quadri.
Faccio questo perché colgo nelle Sue proposte una conoscenza
insufficiente in merito ai bisogni educativi delle giovani generazioni una
volta concluso il tempo scolastico; Le scrivo, anche, con la speranza di
renderLe un servizio che eviti errori ed il fallimento delle iniziative,
con conseguente perdita di tempo, risorse professionali e, naturalmente,
finanziarie.
Di seguito i tre quadri.
Quadro n° 1: il tempo scuola – è
caratterizzato come azione intenzionale e sistematica, condotta da
professionisti (gli insegnanti) per fare acquisire agli alunni competenze
in vista di una formazione molto strutturata. Si tratta, come noto, delle
discipline e dei loro contenuti, della possibilità raggiunta dagli alunni
di smontare e ricostruire le architravi della conoscenza in vista di un
soddisfacente inserimento sociale e lavorativo. Parliamo di un compito
alto, che passa attraverso fasi diversificate ed il superamento di
difficoltà crescenti certificate attraverso l’utilizzo di strategie di
insegnamento e prove di valutazione molto raffinate che, pur nella loro
diversificazione, devono soddisfare i requisiti di una formazione
specifica. In questo contesto gli insegnanti, come da definizione,
insegnano, cioè spiegano la lezione, interrogano, si accertano che i
contenuti siano stati acquisiti. L’essenza della loro preparazione sta
dunque tutta nell’insegnamento/apprendimento, il teatro all’interno
del quale esercitano i loro interventi è la classe, organizzata con
moduli a maglie molto strette. Si tratta di un contesto scenico che vede
alunni seduti per gran parte del loro tempo, con pause programmate e di
breve respiro (per esempio la ricreazione), per ripartire subito dopo con
i contesti organizzati.
Quadro
n° 2: il tempo extrascolastico - signora Ministro, so bene di
sfondare una porta aperta, ma in questo contesto mi corre l’obbligo di
ricordarlo: il tempo libero è diverso dal tempo scolastico per il fatto
di avere caratteristiche, articolazioni, ritmi molto diversi. Risponde
anche a bisogni diversi. Perchè se è vero che il tempo di studio è
scandito, come da insegnamento gesuita del 1700, dagli insegnanti che
“spiegano, danno i compiti a casa, ed interrogano per verificare
l’acquisizione dei contenuti imparati”, nel tempo non scolastico
cambia tutto. Per intanto l’utenza, che smette (per sua fortuna) di
essere trattata da operatori alla catena di montaggio, da studenti,
obbligata a presentarsi a scuola ad orari precisi per imparare contenuti
predefiniti e che pretende, ed è giusto che ciò avvenga, altre proposte.
Anzi, che dico, non solo pretende altre proposte, ma è lei stessa,
l’utenza, le ragazze ed i
ragazzi, a formularne di nuove. Nel tempo libero, per sua struttura
intrinseca, ogni singolo dettaglio che richiama alla scuola organizzata
produce come reazione naturale l’orticaria culturale. Lo sappiamo noi
che siamo stati bambini, adolescenti, ed infine adulti, genitori,
insegnanti, donne e uomini politici. Naturalmente lo sanno anche le
ragazze ed i ragazzi di oggi. Fa specie che non lo sappia anche Lei,
signora Giannini, data anche la Sua formazione. Perchè il tempo libero,
per essere veramente considerato tale, non richiede insegnanti, per quanto
animati da buone intenzioni, ma animatori che abbiano maturato una
preparazione specifica per rivolgersi con efficacia ai propri
interlocutori con proposte costruttive e diversificate, richieste
innanzitutto da quanti incontrano, e non somministrate, come si farebbe
con l’aspirina, per contrastare l’influenza.
Quadro n° 3: la scoperta dell’esistente -
mi rendo conto che quanto sto per riferire potrà produrLe una certa
sorpresa, forse anche sconcerto, e perfino farLe venire un coccolone, ma
le professionalità del tempo libero alle quali faccio riferimento sul
territorio italiano esistono da decenni nella forma di associazioni
culturali, ricreative e sportive, ed operano con continuità per tutto
l’anno solare, non soltanto in estate, proprio a contatto con quei
ragazzi che Lei vorrebbe raggiungere attraverso il progetto “le scuole
aperte anche d’estate”. E’ sulla scorta di questa scoperta che La
invito, a meno che non abbia in mente una sorta di babysitteraggio un
po’ istruttivo di dubbia efficacia, a prendere contatto con altri Suoi
colleghi di altri ministeri e con gli Enti Locali che si occupano di
attività per il tempo libero, e stilare insieme a loro progetti sinergici
attraverso l’utilizzo di specifiche e sicure professionalità, senza
inopportune invasioni di campo.
Una
conclusione provvisoria -
Sono arrivato alla conclusione di questa riflessione. Tra le tante
affermazioni da Lei rese in questi giorni, una su tutte mi ha strappato un
sorriso, il fatto che il problema dell'attivazione del Suo progetto
sarebbero gli insegnanti. Trovo curioso, infatti, che per svolgere attività
non scolastiche si chieda a noi insegnanti di renderci disponibili. Eppure
dovrebbe esserLe chiaro, anche alla luce di questo scritto, che il tempo
libero ha ben poco a che vedere con la scuola, a meno che Lei non creda
che il solo fatto di svolgere attività all'interno di ambienti scolastici
possa rendere per magia quanti operano al loro interno abilitati ad
organizzare le vacanze di ragazze e ragazzi che tutto hanno a cuore, nei
mesi estivi, tranne mettersi sui banchi per svolgere attività con gli
insegnanti salutati qualche giorno prima. Forse Lei potrà obiettare che
gli insegnanti, in fondo, sono anche educatori in possesso degli strumenti
per occuparsi di tutti i settori dell'educazione. Ma se così fosse, se il
Suo ragionamento fosse vero, potremmo anche affermare che un chirurgo
vascolare ed un altro medico che si occupa di prevenzione delle patologie
cardiache, possano tranquillamente scambiarsi il ruolo per il solo fatto
di essere entrambi medici, ed avere studiato alla stessa facoltà di
medicina. Naturalmente tutti noi sappiamo non possibile questa situazione,
non fosse altro perché la pratica quotidiana dei due medici ne impedisce
l’interscambiabilità. Quanto detto vale per i professionisti della
medicina. Vale anche per professionisti che agiscono in altri ambiti
lavorativi. Vale infine, ma non per ultimo, per noi professionisti che a
vario titolo ci occupiamo di formazione ed educazione.
Confido
possa trovare utile il contenuto di questa lettera.
Cordialmente.
Gianni
Dessanti.
Insegnante
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