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Se la
politica scolastica perde la cassetta degli attrezzi
Gentile Onorevole Caterina
Pes, il 25 maggio ho partecipato ad un incontro promosso dal Partito
Democratico di Sassari sulla riforma della scuola al quale Lei era stata
invitata.
Mi aspettavo parole che mi
rassicurassero in merito ai cambiamenti che ormai tutti noi addetti ai lavori
reclamiamo a gran voce. Purtroppo si è trattato di un dialogo surreale,
soprattutto (ma non solo) quando si chiedeva conto delle valutazioni dei
Dirigenti scolastici che potranno determinare la destinazione di noi
insegnanti, una volta caduti negli albi territoriali.
Su questo punto Lei,
Onorevole, ha affermato che non abbiamo capito bene, perché nel disegno di
legge non si parla di singoli insegnanti ma di corpo docente in generale. E
per convincerci su quanto affermava, ha letto insieme a noi la parte che
affronta il tema della valutazione. E' stata una lettura preoccupante ed
imbarazzante; infatti il testo di quell'articolo, oltre a confermare i nostri
timori in merito alla riforma, ha fatto nascere il dubbio che da parte Sua,
forse a causa della pressione dell’attività parlamentare, sia venuta meno
la lucidità nel padroneggiare la cassetta degli attrezzi dell'insegnante: le
parole.
Mi spiego meglio. Un conto
sarebbe stato se nel testo fosse stato scritto "l'insegnante e gli
insegnanti saranno valutati" (congiunzione), altro è affermare, come
contenuto nell’articolo 13 che abbiamo letto, "l'insegnante o gli
insegnanti saranno valutati" (l'uno o gli altri, quindi anche e solo i
singoli insegnanti). E poiché le leggi sono costruite con parole che
rimandano a situazioni concrete, i nostri timori sul fatto di non essere
rappresentati con efficacia si sono consolidati.
Conseguente a questa
premessa è stata la domanda successiva che un po’ tutti ci siamo rivolti,
quando abbiamo cercato di capire se Lei, Caterina Pes, sia da considerare una
collega prestata pro tempore alla politica o una ex collega che della
politica, anche quella più deteriore, che non considera i diritti di chi
dovrebbe rappresentare, corra il rischio inconsapevole di farne l'unica
opzione di vita.
Tuttavia, poichè ha più
volte affermato che la Sua attenzione ai contenuti del provvedimento sulla
Scuola è stata massima, e dal momento che, oltre ad essere un Suo collega,
sono anche un elettore che nelle diverse edizioni ha sempre votato il partito
nel quale è stata eletta, vorrei ancora darLe fiducia e sottoporLe, anche
come forma di autotutela reciproca (nostra di insegnanti in servizio, e Sua
per quando tornerà a farlo a tempo pieno), alcune questioni che in occasione
dell'incontro di Sassari sembrano esserLe sfuggite nella loro interezza.
Si tratta di poche e
mirate domande attraverso le quali vorrei mettere in rilievo (ahimè ancora
una volta), gli aspetti più pasticciati del disegno di legge e dalle quali
confido possa derivarLe un utile approfondimento che renda possibili
cambiamenti significativi al Senato.
Dell’articolo di legge
sulla valutazione ho già fatto accenno. Ma, oltre a quello, esistono anche
altre questioni un po’ contorte. Nell’articolo 9, per esempio, quando si
affronta il problema della chiamata dagli albi territoriali, si assegna al
dirigente il compito di proporre gli incarichi agli insegnanti visti i curriculum
ed a seguito di colloqui, ma allo stesso tempo si afferma che l’inerzia dei
dirigenti e la mancanza di proposta di incarico per gli insegnanti inseriti
negli ambiti territoriali, sarà perfezionata dagli uffici scolastici
provinciali. Tutto bene? Niente affatto.
E’ lecito chiedersi: un
dirigente laureato in lettere quali competenze possiede per capire, attraverso
un colloquio, se l’insegnante di fisica che ha davanti goda di una solida
preparazione? E un dirigente che viene dalla scuola dell’Infanzia può
valutare con sicurezza, attraverso un colloquio, insegnanti di matematica
della scuola media di primo o secondo grado? Ed ancora, in caso di mancata
proposta dei dirigenti, gli uffici scolastici provinciali per assegnare le
sedi continueranno ad utilizzare il criterio dei punteggi? Oppure procederanno
ad un'estrazione? Perché, quando a dover essere collocati saranno centinaia
di insegnanti, nessun ufficio scolastico provinciale si avventurerà in
colloqui di dubbia efficacia.
Infine, ma non per ultimo,
il dirigente/ sindaco/ leader educativo per decreto.
Ma si sono chiesti gli
estensori di questa bella pensata quale fardello dovranno caricarsi sulle
spalle i dirigenti scolastici? Non mi riferisco tanto ai contenziosi che si
troveranno ad affrontare con le loro scelte; e nemmeno al timore che potranno
avere una volta che saranno valutati dagli ispettori mandati dal ministero.
Quanto voglio sottolineare è che, come ormai capita a tanti sindaci di molte
realtà italiane, in conseguenza della loro discrezionalità, si troveranno
nella difficile condizione di dover scegliere se salvare dalle pressioni della
malavita organizzata la propria indipendenza professionale o la propria vita,
con buona pace della costruzione della squadra docente per l’attuazione del
piano dell’offerta formativa.
Non pensa anche Lei,
onorevole Pes, che l’esistenza di regole certe e non discrezionali in tema
di assunzioni, alle quali tutti debbano attenersi, possa essere la garanzia
migliore per noi docenti che dobbiamo prendere servizio, per la qualità del
nostro lavoro, ma anche per gli stessi Dirigenti e, in ultima analisi, per
l’attuazione di una Vera Buona Scuola?
Resto in attesa di una Sua
risposta
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