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La mobilità
degli insegnanti nella "Buona Scuola"
Gentili Senatori, Gentili Deputati, signora Ministro all’Istruzione,
signor Presidente del Consiglio, solo oggi sono venuto a conoscenza dei
contenuti del Disegno di legge sulla “Buona Scuola”. Ed in mezzo ad aspetti
che condivido non ho potuto fare a meno di coglierne altri che mi hanno fatto
sorgere delle preoccupazioni. Mi riferisco, in modo particolare, a quella parte
del Disegno di Legge che dovrebbe disciplinare in modo diverso da quanto accade
attualmente la mobilità di noi insegnanti. Ora io capisco le motivazioni che
hanno spinto alla formulazione di quella parte del Disegno di Legge, intendo il
fatto che una Scuola che funziona richiede personale motivato ed in sintonia con
le scelte di fondo di quella scuola. Eppure, anche cogliendo quelle motivazioni,
sento che da parte degli estensori di quel provvedimento non esiste la
conoscenza dei meccanismi e delle aspirazioni di noi insegnanti che chiediamo la
mobilità.
Si tratta di motivazioni profonde, che vanno dalla necessità di
avvicinarci a genitori anziani che richiedono assistenza, al fatto che abbiamo
figli piccoli che vorremmo seguire nella delicata fase della crescita, al fatto
che il nostro marito non può affrontare a sua volta uno spostamento; o ancora
perché da poco abbiamo acquistato una casa per la quale paghiamo il mutuo e,
allo stesso tempo, per il fatto di avere un lavoro lontano, siamo costretti ad
aggiungere al mutuo un affitto spesso oneroso. Capisco i motivi, dicevo, che
hanno spinto a questa scelta di armonizzare il corpo docente con le scelte di
fondo delle singole Istituzioni Scolastiche, perché avere insegnanti preparati
e motivati è la condizione irrinunciabile per fare una Scuola che funzioni, o
come ama definirla Lei, signor Presidente del Consiglio, una “Buona Scuola”.
Ma a ben pensarci quel modello di chiamata in servizio potrebbe fallire proprio
sul piano della motivazione, perché un insegnate lontano dai propri cari è
certo che sarebbe almeno un po’ distratto e farebbe di tutto, anno dopo anno,
per avvicinarsi là dove prioritariamente viene richiesta la presenza: la
propria famiglia.
Con buona pace dell’obiettivo di costruire una squadra docente
stabile che lavori al meglio delle proprie possibilità. Il sistema attualmente
in vigore, quello che prevede la valutazione di punteggi che fanno
progressivamente raggiungere una posizione utile allo spostamento, nei fatti
garantisce una stabilizzazione del lavoro per avvicinarci ai nostri cari
attraverso un metodo realmente trasparente.
Mi rendo conto che forse potrà sembrarVi paradossale quanto sto per
scrivere, ma spesso è proprio la tranquillità della nostra vita privata che
permette a noi insegnanti di dare il meglio di noi stessi proprio perché non
nutriamo aspirazioni di fuga dal nostro luogo di lavoro.
Quando poi si voglia agire per migliorare la qualità dell’offerta
formativa, obiettivo perseguito quotidianamente da noi che lavoriamo nella
difficile sfida di risolvere i problemi che incontriamo a contato con i nostri
alunni, le strade che possono essere intraprese sono tante e diverse da quelle
prospettate con le regole sulla mobilità da Voi prospettate, e siamo disposti a
metterci in gioco per renderle utili e funzionali allo scopo, oppure ad
individuarne di nuove.
Per i motivi esposti Vi sarei grato se al momento che si affronterà il
Disegno di Legge nella parte relativa alla mobilità insegnante terrete presenti
i motivi che mi hanno spinto a scriverVi. In attesa di una Vostra risposta.
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