Le compresenze in classe

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La Gelmini, la scuola pubblica, l’insegnante che entra e l’altro che esce

Signor Ministro, 
lo faccio per informarla. Perché colgo che da parte Sua, nelle dichiarazioni forse frettolose “a braccio” rese il 12 dicembre alla stampa, Le sfugge qualcosa che riguarda l’organizzazione della Scuola Primaria. Intendo il fatto che Lei afferma che nella Scuola Primaria non ci saranno più compresenze. Ebbene: lo ripeto per l’ennesima volta; lo faccio a Suo beneficio. 
Le compresenze in classe non sono mai esistite, fatta eccezione quando si va con l’intera classe per realizzare visite guidate legate all’azione didattica. Perché quando due insegnanti dello stesso modulo sono presenti nello stesso orario non lo fanno in regime di “compresenza in classe”, ma sotto la forma di compresenza nella stessa scuola, per garantire a tutti gli alunni, e non solo ai più fortunati, di trarre beneficio dalle opportunità di insegnamento e formazione offerte dalla scuola. Ma c’è di più: le presente/compresenze vanno anche a beneficio di quelli maggiormente attrezzati sotto il profilo formativo perché possano seguire, attraverso il lavoro degli insegnanti “compresenti nella scuola”, percorsi di apprendimento personalizzati in risposta alle proprie specifiche competenze, mentre gli altri alunni, quelli meno attrezzati, si attivano attraverso percorsi formativi più personalizzati per “mettersi al passo con gli altri”. Viceversa la Sua idea è un’altra: insegnante unico su tutti gli alunni, sempre, in tutte le ore della giornata scolastica, per tutto l’anno scolastico. 
E’ un’idea povera, che se realizzata costringerebbe gli insegnanti unici (ma meglio sarebbe chiamarli soli) alla scelta se dare maggiore attenzione ed ascolto agli alunni… anzi, ai bambini in difficoltà (producendo noia in quelli maggiormente attrezzati) oppure favorire attraverso l’azione didattica quelli maggiormente attrezzati, abbandonando al loro destino quelli in maggiore difficoltà, per poi magari suggerire ai loro genitori una nuova edizione delle lezioni private ed a pagamento per evitare che i propri figli rimangano ai margini o siano esclusi dai processi di apprendimento scolastico e successo formativo. Per cui, prima di affermare che gli insegnanti arriveranno ed andranno via passandosi il testimone sull’unica classe composta da tutti i bambini/alunni/cittadini di domani/futuri esclusi o arrivati al successo, mi permetta di rivogerLe un consiglio: prima di fare affermazioni sulla spinta della fretta, s’informi! Eviterà figure assai misere per il ruolo che ricopre ed in nome e per conto dei lavoratori che rappresenta; eviterebbe anche di spingere la scuola tutta, fatta di genitori/alunni/insegnanti/personale Ata, verso una deriva assai misera. 
Oppure, in subordine, lo dica chiaramente: “a me non importa nulla della realtà, degli insuccessi degli alunni, del fatto che le famiglie, perché i loro figli non potranno essere seguiti in modo adeguato dagli insegnanti, debbano ricorrere alle lezioni private per restare al passo con gli altri. A me interessa solo spendere meno.”. 
Ammetto che queste affermazioni potranno apparirLe un po’ scomode, ma quantomeno risponderebbero al principio irrinunciabile della verità, offrirebbero a tutti, proprio a partire dalle famiglie che aspettano di capire qualcosa del guazzabuglio che Lei sta provocando, un quadro chiaro delle Sue reali intenzioni. Sempre che le sue intenzioni siano veramente quelle che lascia trasparire dalle sue dichiarazioni. 
Perché altrimenti…