I grembiulini della Gelmini

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Dopo i grembiuli per i bambini la bacchetta per noi insegnanti?

Signor Ministro Gelmini, Stupisce sentire certe Sue affermazioni. Il grembiule per tutti? Può essere una buona idea, sembrerebbe da quanto riportato dagli organi di stampa. Un salto all’indietro epocale che non lascia ben sperare sulle idee che Lei, Ministro Gelmini, avrebbe sul modo di ammodernare la scuola. In linea, comunque, con le altre Sue affermazioni. Proviamo ad elencarle? 
La scuola deve essere posta al centro dell’attenzione dell’azione del Governo, ma gli organici devono essere ridotti; i bambini Rom devono essere incentivati alla frequenza delle nostre scuole attraverso la schedatura poliziesca ma si tagliano i progetti per l’integrazione, confidando forse proprio sulla bontà della schedatura.
La scuola deve essere rimodernata, ed allora Lei vorrebbe iniziare l’azione moderatrice attraverso l’introduzione dei grembiuli. 
E’ proprio vero, Ministro, ci sta stupendo. In modo preoccupante. Perché stiamo capendo la Sua inadeguatezza per il compito che dovrebbe svolgere nella direzione del Suo Dicastero. Perché, e lo affermo nella duplice veste di insegnante della scuola dell’infanzia e da ex bambino che con quei grembiuli ha avuto a che fare quando frequentavo la scuola elementare, il grembiule che forse Lei vorrebbe reintrodurre per legge era un impaccio indescrivibile. Non ne coglie i motivi? 
Le sembra strano che un elemento di livellamento sociale possa trasformarsi in impaccio? Va bene, proverò a spiegare cosa ha rappresentato, per me e per tanti bambini, quel grembiule. 
Per esempio quando dovevamo fare attività motoria (allora si chiamava ginnastica) con il grembiule/scafandro. Oppure quando, nelle giornate fredde, sotto il cappotto, dovevamo indossare il grembiule sovrapposto all’abbigliamento normale (che comunque indossavamo). 
Provi ancora ad immaginare il nostro agio quando indossavamo il grembiule/scafandro nelle calde giornate primaverili. Una sauna. 
Provi ora a cogliere, tornando ai giorni nostri, cosa potrebbe accadere per i bambini che frequentano la scuola dell’Infanzia. 
La Sua sul grembiule sembrerebbe una guerra per l’egalitarismo e contro le mode consumistiche. Guerra nobile, sembrerebbe. 
Una sorta di guerra preventiva. Spiace dirlo. La Sua, a ben vedere, appare più una guerra di retroguardia che di avanguardia. 
Poco in linea, comunque, con i bisogni dei bambini e con l’azione educativa svolta da noi insegnanti che cerchiamo di spingerli verso l’autonomia proprio a partire da queste semplici piccole operazioni di routine quotidiana. 
Non ne coglie il motivo? Suvvia, faccia uno sforzo di fantasia. Non è poi così difficile da capire, anche se mi rendo conto che Lei, non essendo un maschietto e non lavorando nella scuola dell’infanzia, faccia fatica a capire. 
Ha presente cosa possa significare per un bambino di 3, 4 e 5 anni arrivare a scuola con i pantaloni ed il grembiule e avere necessità di andare in bagno per soddisfare un non rimandabile ed impellente bisogno primario? Si tira su il grembiule e poi deve sganciare i pantaloni, lascia il grembiule per sganciare i pantaloni e cade il grembiule davanti. Alla fine in qualche modo (ma quale modo?) riesce a predisporsi per soddisfare il proprio bisogno e sul più bello, in piena esecuzione….. casca il grembiule che viene innaffiato. Ma no, dirà lei, i bambini più in difficoltà verranno comunque aiutati dal personale Ata….. Aiuto! Qualcuno ci aiuti! Ma quanto personale Ata si renderà necessario nella scuola dell’infanzia per aiutare i bambini in questa difficile e quotidiana operazione? E quanti ne rimarranno a disposizione delle scuole quando verranno falcidiati dalla Sua dissennata azione razionalizzatrice, che lei chiama senza prudenza “piano industriale”? 
Ed ancora…. una volta che i bambini torneranno a casa con il grembiule in una busta, innaffiato da quanto ben si può immaginare, cosa penseranno i genitori per questa brillante trovata dell’operazione “grembiuli per tutti”? Come si comporteranno i genitori con i loro figli quando arriveranno a casa con il grembiule inzuppato? Saranno sorridenti? Saranno accoglienti e premurosi? O molto più semplicemente irritati? 
Ed è per questo, signor Ministro, che mi rivolgo a Lei per chiederle. “Ci stupisca. Si metta d’impegno per farlo”. 
Ma per cortesia, per il rispetto che è dovuto a quanti quotidianamente s’industriano anche in assenza di un piano industriale per fare funzionare il servizio scolastico, scelga bene gli argomenti con i quali misurarsi. Perché scelte fatte cosi, a naso, sulla spinta dei si dice, dopo la reintroduzione del grembiule uguale per tutti magari farebbero nascere l’esigenza della bacchetta per tutti noi docenti perché sia possibile mantenere la disciplina nelle classi sovraffollate che vorreste affidarci. 
E farebbe perdere in qualità al servizio che Lei, nel rispetto dell’utenza e di quanti ci lavorano, dovrebbe rappresentare. 
Se poi volesse per davvero avviare un’azione di contrasto ai fenomeni consumistici anche all’interno della scuola siamo sempre pronti a farlo e, comunque, La informo che tale azione, ancorché non sistematica, viene già svolta da noi tutti che lavoriamo a contatto con i bambini. 
Ma allora, se questa è l’intenzione, se vuole per davvero esercitare in tal senso un’azione di contrasto, l’azione da svolgere dovrebbe essere di sistema, intervenendo magari con circolari più incisive per invitare noi tutti che lavoriamo nel servizio scolastico ad agire con efficacia. Ma nel contempo dovrebbe intervenire d’imperio, magari con provvedimenti legislativi ad hoc, in tutti gli altri settori che lavorano per costruire la mentalità del consumo, la produzione delle griffe e le agenzie che quotidianamente veicolano l’idea del bambino griffato attraverso la pubblicità! Anche se ho il vago sospetto che un’azione in tal senso sarebbe avversata proprio dal Primo Ministro che Le ha conferito la delega per il Dicastero che sta rappresentando. Con buona pace delle Sue e delle mie intenzioni di contrasto della cultura del bambino griffato. 

In attesa di un suo cortese riscontro Gianni dessanti Insegnante pro tempore della scuola dell’Infanzia.