Il buon padre di famiglia

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"La gestione oculata del buon padre di famiglia… 

...con il cuore a forma di salvadanaio"

 

Cari colleghi e colleghe di ruolo della scuola pubblica, 
il provvedimento sull’introduzione dell’insegnante unico nella scuola primaria voluto dal Ministro Gelmini sta per essere approvato senza cambiamenti. La sua approvazione comporterà conseguenze e, temo, produrrà effetti devastanti per gli studenti, per le famiglie, per noi lavoratori della scuola. 
Per ora è solo un timore, ma pressante. Vorrei comunicarvi le mie preoccupazioni per poterne ragionare insieme a voi… quanto segue è il frutto dei miei timori. …. 
Dal mese di settembre 2009 la mia vita di insegnante precario, e la vostra vita, potrebbero divergere in modo radicale. 
Questo è possibile accada perché il Ministro Gelmini, per abbassare i costi della scuola, ha deciso che la mia esistenza, e quella di altri 200.000 colleghi e colleghe, "i precari", dopo aver lavorato per anni fianco a fianco con voi, avere condiviso l'organizzazione del lavoro, la gestione delle nostre classi, la fatica quotidiana, la considera uno spreco. Anzi: lo spreco. 
Il Governo tutto si affanna con esternazioni quotidiane, ed avanza presunti motivi pedagogici per una scelta che, da qualsiasi parte la si osservi, di pedagogico contiene ben poco (noi lo sappiamo bene, ma iniziano a coglierlo anche i genitori che quotidianamente portano i loro figli nelle “nostre” scuole). 
Il Ministro ha trascorso un'intera estate, a partire dall'introduzione del grembiule egualitario, a martellare e massacrarci tutti. 
Ha comunicato urbis et orbis che siamo demotivati, impreparati, fannulloni, e chi più ne ha più ne metta. 
Ha affermato che gli studenti sono da riportare all'ordine attraverso il bastone del sette in condotta, poi diventato 5 (ma senza la carota che pure viene concessa ai somari per imbonirli). 
Ha sostenuto che i colleghi che lavorano al sud valgono meno di quelli che lavorano al nord (dimenticando che al nord lavorano molti colleghi che vengono dal sud, e che lei, il Ministro, deve proprio la sua abilitazione alla professione di avvocato per uno spostamento, da alcuni definito fittizio, della propria residenza dal nord al sud). 
Per cercare di annientarci ha utilizzato tutte le armi a disposizione. Forse la sua speranza era che noi avremmo gettato la spugna, abbassato la testa ed accettato passivamente tutti i provvedimenti che stava apprestando. Pensava che le famiglie tutte l'avrebbero osannata in tutte le sue iniziative, che gli studenti, intimoriti dal sette in condotta, si sarebbero pavidamente nascosti in un angolo. 
Attraverso l’introduzione dell’insegnante unico vuole sferrare un colpo letale con l’obiettivo di azzerare un modello di scuola che il mondo intero ci invidia, la scuola primaria, portando indietro le lancette dell'orologio a quando per insegnare bastava poco per poter dire che i nostri doveri potevano essere considerati assolti.
In buona sostanza per fare scuola nella prima classe della scuola primaria ci sta suggerendo il modello delle aste, del contare attraverso l'ausilio dei fagioli, l’utilizzo dell’abbecedario. Non c'è che dire, proprio una bella idea di scuola. 
Lo stiamo notando tutti: se il ministro Gelmini su certe questioni, facendo leva su paure gonfiate ad arte e sui buoni sentimenti dei bei tempi andati, tutto sommato è riuscita a fare breccia, su altre ormai fatica a fare accettare la sua presunta pedagogia. 
D’altro canto noi insegnanti precari abbiamo capito subito che il disegno principe era cancellarci senza il minimo scrupolo; lo ha comunicato lei stessa nel mese di settembre a Cernobbio con convinzione quando, parlando delle nostre vite, ha affermato che "il destino degli insegnanti precari non dipende da me". In due mesi, senza il confronto con nessuno degli addetti ai lavori, ha deciso che l’orario di tutte le classi della scuola primaria verrà ricondotto a 24 ore settimanali e garantito da un solo insegnante; poi, probabilmente in seguito al suggerimento della rivista "Tuttoscuola", e per arginare la protesta delle famiglie che montava, ha affermato che non era vero, che il tempo pieno sarebbe stato comunque salvaguardato, anzi, aumentato del cinquanta per cento; ha capito che non era stata convincente ed ha aggiunto che il tempo lungo sarebbe rimasto se le famiglie lo avessero richiesto (sempre, beninteso, tagliando le cattedre); infine ha colto (o si avvia a cogliere), che l'attacco frontale sta perdendo di efficacia, ed allora ecco la sparata: "Gli insegnanti di ruolo non saranno licenziati, e verrà loro aumentato Io stipendio fino a 7.000 euro lordi". Beninteso, non per tutti, solo per i più capaci. 
O forse intende per quelli più allineati, purchè non disturbino il manovratore? Il tentativo è chiaro: cerca di dividerci, dividere le famiglie da noi lavoratori della scuola, dividere noi lavoratori della scuola tra arrivati al ruolo e lasciati ai margini, tra insegnanti di ruolo intoccabili ed altri che rischiano di essere trasferiti perché perdenti posto in conseguenza della riduzione delle cattedre. Il Ministro Gelmini vorrebbe comprarvi a buon mercato offrendo come garanzia la sua parola d’onore, rassicurazione che nella cattiva politica vale meno di zero. Vi dice: se sarete buoni e non metterete i bastoni tra le ruote, se sarete capaci di insegnare tutto (a parte alcuni disarticolati brandelli di insegnamenti opzionali), dal 2011 avrete il premio che vi spetta. Vi dice anche di non state a sentire quanto affermano i pedagogisti, gli psicologi, i dati Ocse, i sindacati in merito alla scuola primaria, perché vogliono tutti insieme affossare la scuola, la vostra professione, i vostri stipendi. 
Ma la richiesta vera che il Governo fa a voi insegnanti di ruolo è di non ascoltare le proteste delle famiglie e degli studenti, ed abbandonare al loro destino quegli straccioni dei vostri colleghi precari, perché in base ad una legge dello Stato hanno l’ardire di voler salvaguardare il posto di lavoro e le loro famiglie, fare dimagrire la vostra ricchezza. 
I precari vanno a fondo? E voi giratevi dall'altra parte, non fatevi distrarre da questi aspetti che poco hanno a che fare con il ‘vostro lavoro’. In tutto questo c'è qualcosa che stride. E' il richiamo ossessivo alla qualità della scuola, a quella che senza pudore Loro chiamano “gestione oculata del buon padre di famiglia”. 
Spiace rilevarlo: quella che l’avvocato Gelmini vuole esercitare, in compagnia di altri ministri che l’appoggiano, è la gestione del padre/padrone che amministra la famiglia con il "cuore a forma di salvadanaio" e manda a gambe all'aria la scuola e la vita degli ultimi per favorire i primi attraverso le lusinghe, i premi, le minacce. 
Voglio dirlo con chiarezza: quella che loro propongono è la figura di un cattivo genitore, distratto dai problemi della famiglia tutta ed interessato esclusivamente ai suoi prediletti. Vi sembra possibile prendere questa figura quale esempio da seguire ed imitare nel nostro lavoro quotidiano di insegnanti ed educatori? 
Il mio auspicio, e quello di tanti che ancora lavorano insieme a voi e scrutano con apprensione le vostre reazioni a queste lusinghe, è che possiamo ancora considerarvi “colleghi e colleghe solidali” che non possono essere comprati con trenta danari, pronti comunque a portare avanti un’azione comune per contrastare quanti considerano il nostro lavoro un impiccio anziché una risorsa. 
Certo che capirete i motivi che mi hanno spinto a scrivervi, 

 

 


Gianni dessanti.