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Giovanna oggi fa l’insegnante di scuola elementare, ma domani….
Signor Presidente,
chiedo scusa se Le parlo di Giovanna. Avrei voluto parlarLe dei
Grandi Problemi della Scuola, del disorientamento che in questi
ultimi tempi provano nel lavoro migliaia di insegnanti che ne
garantiscono il funzionamento. Ma sento che le pene di migliaia di
Persone impediscono di cogliere lo scoramento causato ad ogni
Singola Esistenza da chi, nascosto dietro una Legge frutto del
diritto della forza, nega i riconoscimenti che le sarebbero dovuti
dalla Forza del Diritto.
Spero vorrà anche scusare l’apprensione che potrà trasmettere
questa lettera, frutto della preoccupazione per la mia collega
Giovanna che non incontro più… no, detta così non si coglie
quanto vorrei esprimere. Proverò a raccontare in modo diverso.
Proverò ad andare con ordine. Giovanna (nome di fantasia, persona
reale) fa l’insegnante con passione e dedizione.
E’ un’”insegnante precaria”, ma non vi presta attenzione,
perché sa che vedrà riconosciuto il proprio impegno, potrà
diventare insegnante “di ruolo”.
Giovanna ha dei figli che la aiutano nei momenti difficili, le
permettono di investire passione nel lavoro, perché le fanno
sentire i suoi alunni un po’ come figli suoi. Tutto bene nella sua
faticosa routine fino al mese di luglio del 2008, quando le
Istituzioni che difende manifestano nei suoi confronti disattenzione
e ostilità. “E’ possibile che chi dovrebbe agire nei miei
interessi abbia cosi poca sensibilità?”. Pensa di avere capito
male, si confronta con altri colleghi e colleghe. Sembra
impossibile, eppure agli inizi di settembre si abbatte sulla Scuola
un macigno che vuole travolgere tutti. Giovanna si allarma e mette
tutta l’energia della quale è capace per spiegare a chi, in
ossequio ad un principio contabile che non contempla il
riconoscimento del giusto ma dell’esatto, vuole cancellare la sua
esistenza. All’inizio del mese di ottobre continua l’impegno e
chiede a chi potrebbe di intermediare. Alla fine del mese di ottobre
l’impegno si affievolisce, poi di colpo propone la protesta
estrema: lo sciopero della fame. Noi colleghi concordiamo con quella
protesta, ma solo a determinate condizioni, prospettandone i rischi
per la salute. Lo diciamo poco convinti, perché cogliamo da parte
del ministro Gelmini la mancanza di attenzione verso i diritti di
chi utilizza e gestisce la scuola. Lo capiamo soprattutto quando, in
una conferenza stampa rilasciata a Cernobbio, afferma “…mi
dispiace per gli insegnanti precari, sono a loro vicina col cuore,
ma il loro destino non dipende da me”! E’ a questo punto che
cogliamo anche lo sconforto ed il non detto di Giovanna, che abbiamo
interpretato in tutta la sua drammaticità. Credo non sia esagerato
avere letto dietro quello sconforto la consapevolezza che quanti ci
governano se potessero, per risolvere il problema degli insegnanti
precari, arriverebbero anche alla loro eliminazione, ed allora…
perché come denuncia non spianare loro la strada anche attraverso
soluzioni estreme? Signor Presidente, da allora sono passate diverse
settimane. Giovanna ha continuato a fare brevi apparizioni dove si
discute dei problemi degli insegnanti precari. Ed anche per me, che
nel mese di luglio ero moderatamente ottimista, ed ero sicuro che
alla fine tutto si sarebbe risolto per il meglio, quell’ottimismo
ha lasciato il posto ad una rassegnata desolazione. Perché nel
frattempo i pronunciamenti del ministro all’Istruzione si sono
intensificati con bugie che vorrebbe riconosciute per verità
rivelate, per esempio quando afferma che nella Scuola non ci saranno
licenziamenti anche se 140.000 padri e madri di famiglia non avranno
più il lavoro, si troveranno nell’impossibilità di garantire
l’essenziale per i propri figli, non riusciranno più a pagare i
mutui per l’acquisto della loro casa. Ho anche visto sparire dai
luoghi del dibattito Giovanna, insegnante di scuola elementare oggi,
domani chissà… Voglio dirlo con chiarezza: provo apprensione per
la disperazione mostrata da Giovanna nelle sue ultime apparizioni,
per le scelte personali che potrà adottare sulle quali ho anche
timore di formulare la natura.
La non auspicabile tragedia della mia collega mi riporta al caso di
Eluana Englaro, che ha impegnato la cronaca più recente e sul quale
le più Alte Istituzioni si sono interrogate sull’opportunità di
non rispettare la sentenza che ha permesso ad Eluana di porre fine
alla sua precaria esistenza. Ed allora, a fronte di questa vicenda,
sulla quale non ho strumenti per prendere posizione certa, mi
chiedo: ma quelli che volevano garantire ad Eluana l’idratazione e
l’alimentazione, che quando è morta sono usciti dalle aule
parlamentari in lacrime e furibondi, decisi ad accusare il signor
Englaro di omicidio, sono gli stessi che di fronte alla devastazione
di Giovanna allargano le braccia, ed affermano con sicura serenità
“Il suo destino non dipende da me”? Confidando che possa, pur
nei limiti impostigli dal Suo Ruolo Istituzionale, farsi interprete
dei timori presentati in questa lettera.
Distinti saluti
Gianni dessanti
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